Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil hanno organizzato tre grandi assemblee per il prossimo 9 maggio a Padova, Roma e Napoli ed una manifestazione nazionale il 1° giugno in piazza del Popolo a Roma, per protestare contro la riforma delle pensioni giallo-verde. “L’unica misura messa in campo è stata quella del taglio della rivalutazione, che partirà dal 1° aprile e a cui si aggiungerà un corposo conguaglio che i pensionati dovranno restituire nei prossimi mesi. La tanto sbandierata pensione di cittadinanza invece finirà per riguardare un numero molto limitato di persone e non basterà ad affrontare il tema della povertà”, hanno denunciato i sindacati dei pensionati.
Le sigle sindacali hanno osservato che non è stato previsto, nulla, inoltre “sul fronte delle tasse, che i pensionati pagano in misura maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti, e tanto meno sulla sanità, sull’assistenza e sulla non autosufficienza, che sono temi di straordinaria rilevanza per la vita delle persone anziane e delle loro famiglie e che necessiterebbero quindi di interventi e di risorse”. Per Spi, Fnp e Uilp “il governo si è mostrato del tutto sordo alle rivendicazioni e alle necessità dei pensionati italiani, accusati addirittura di essere degli avari per aver osato protestare a fine dicembre contro il taglio della rivalutazione”.
Le donne ed il Primo Maggio
La Festa dei Lavoratori di ieri, 1° maggio 2019, è stata occasione di riflessione per Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social. “Questa festa ricorda le battaglie operaie in particolare quelle volte alla conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro limitato e regolamentato che doveva prevedere un totale di otto ore da svolgere giornalmente, diritto che poi fu conquistato ed acquisito in tutta Europa e che è tutt’ora vigente”, ha osservato in un post.
“Ma, il pensiero non può che riportarci alle donne ed alla istanza sostenuta dal nostro Comitato ed allora, la domanda che rivolgo è la seguente: chi di voi signore non ha anche quest’oggi rassettato le stanze, steso o ritirato il bucato, preparato il pranzo di cui ieri preventivamente ci si è premurate di acquistarne gli ingredienti, accudito il genitore anziano che non può più fare da solo?
E potrei andare avanti a riempire pagine elencando le attività che oggi le donne, nella festa dedicata ai lavoratori, hanno comunque svolto e svolgeranno, dunque, questi, non sono lavori? Cosa sono, passatempo, hobbies alla stregua del bricolage o del lavoro a maglia?”, ha aggiunto l’amministratrice del CODS. “No…niente affatto è lavoro ed ha un nome ed un cognome e, sebbene sia da tutti ben conosciuto non è ancora stato RIconosciuto e conseguentemente non è mai stato valorizzato, si chiama ‘LAVORO DI CURA’ ed è con questo nome che diamo materialità all’invisibile lavoro svolto dalle donne.
La necessità del riconoscimento del lavoro di cura
Armiliato ha proseguito:”Ricoprendo una serie di ruoli le donne diventano i pilastri delle famiglie e tengono in piedi lo stato sociale quel welfare del quale tanto si parla e sul quale poco si fa. Sono le donne ad essere sempre in equilibrio per conciliare i tempi di lavoro fra quello domestico e non, ma senza che ci sia una corresponsione né di carattere contributivo né economico, in una parola un lavoro enorme svolto anche per colmare le molte carenze del sistema e di cui tutti beneficiano, gratuitamente!
Il CODS rivendica il riconoscimento e l’attribuzione di un diritto per le donne, TUTTE, ponendo al centro il riconoscimento del “lavoro di cura” perché oltre ad essere gravoso, è una risorsa per tutta la comunità ed è dunque indispensabile rimediare a questo iniquo sistema che vige, in modalità occulta, da sempre”.