Pensioni 2019: al via i ricorsi per il taglio alle pensioni d’oro

Le ultime novità sulla riforma delle pensioni giallo-verde. la Cida annuncia ricorsi per il taglio alle cosiddette "pensioni d'oro". Successo per il riscatto della laurea agevolato.

Riforma pensioni, Quota 100: il decretone passa alla Camera

La pubblicazione della circolare dell’Inps che fornisce le istruzioni applicative per la determinazione della riduzione delle pensioni di importo complessivamente superiore a 100.000 euro lordi l’anno, a decorrere dal 1° gennaio 2019 e fino al 31 dicembre 2023, non ha lasciato indifferente la Cida, Confederazione nazionale dei quadri, dirigenti e alte professionalità che riunisce le federazioni rappresentative dei vari settori.

In un’intervista rilasciata ad Adnkronos/Labitalia, Mario Mantovani, presidente Cida, ha dichiarato: “Siamo sommersi da telefonate di pensionati preoccupati che ci chiedono spiegazioni: l’annuncio della partenza del taglio delle cosiddette pensioni d’oro porterà una valanga di ricorsi”. Il provvedimento contenuto nella Legge di Bilancio 2019 trova in totale disaccordo la Confederazione.

“Provvedimento inutile”

“Innanzitutto”, ha spiegato Mantovani, “da un punto di vista degli effetti sulle finanza pubbliche, si tratta di un provvedimento inutile: i pensionati colpiti sono in realtà molto pochi, circa 35.000, pari allo 0,22% dei pensionati totali. Dunque, dal taglio delle pensioni d’oro il ricavo lordo per lo Stato, ottenuto moltiplicando le stime del numero di pensionati per la media delle classi di importo annuo lordo della pensione, è modesto, soprattutto se si considera che si tratta, appunto, di pensioni lorde”.

Mantovani ha aggiunto: “Al netto, il ricavo per le finanze pubbliche si riduce a poco più di 120 milioni l’anno che, con molta probabilità, produrranno costi ben maggiori per lo Stato a seguito dei numerosi ricorsi”. Dunque, ha precisato  Mantovani: “Taglio pesante per gli interessati, inutile per il bilancio pubblico”.

Secondo i calcoli elaborati da Cida, infatti, un pensionato che riceve una pensione annua lorda di 130.000 euro, sui 30.000 eccedenti il massimale dei 100.000 euro, si troverà un taglio del 15%, ossia 4.500 euro lordi. Con una pensione di 350.000 euro dovrà invece contribuire per 67.000 euro, somma delle aliquote applicate sui tre scaglioni che compongono la sua pensione lorda; con una pensione pari a 700.000 euro, la riduzione sarà pari a 199.500.

Pronti i ricorsi per il taglio alle pensioni d’oro

Quello che, secondo il presidente Cida, sta facendo il governo è piuttosto “operare per avere un effetto mediatico: tagliare le pensioni più alte (non d”oro’) adesso è come dire ‘stiamo lavorando contro le ingiustizie’ e guarda caso la misura parte proprio poco prima delle elezioni europee, con un timing perfetto”. Ma è “proprio un messaggio sbagliato perché”, ha sottolineato il presidente Cida, ” quelle pensioni sopra i 100.000 euro sono in gran parte frutto di contributi regolarmente versati e sono state erogate in virtù di regole in vigore, di un impegno che lo Stato si è assunto nei confronti dei contribuenti. E che ora non rispetta”.

Al di là degli aspetti economici, ci tiene a sottolineare Mantovani “il fatto che in Italia si facciano regole, leggi e poi non si mantengano non giova per niente alla reputazione del nostro Paese: è un fatto che genera sfiducia nei cittadini, nelle aziende, negli investitori internazionali”. In una parola “ci rende un Paese meno credibile”.

La Cida “come già avvenuto con altri provvedimenti tentati sulle pensioni alte, è pronta a partire coi ricorsi”. Ricorsi “che seguiranno la strada nei Tribunali ordinari, dopodichè se qualche magistrato ravviserà nella norma un qualche profilo di incostituzionalità, sarà chiesto un parere alla Corte Costituzionale”. “Sappiamo che i tempi non saranno brevi, ma non possiamo transigere su questioni di principio così rilevanti”, ha concluso il presidente di Cida.

Boom di domande per il riscatto della laurea agevolato

Il vice capogruppo della Lega alla Camera, Francesco Zicchieri, ha espresso soddisfazione per l’elevato numero di richieste per il riscatto della laurea agevolato introdotto dal decreto n. 4 del 28 gennaio 2018, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni, convertito con modificazioni dalla legge n. 26 del 28 marzo 2019.  

Il riscatto della laurea agevolato funziona. I dati dell’Inps parlano chiaro: +202 per cento dei riscatti ‘low cost’ rispetto alla media mensile dell’anno scorso, oltre 7mila richieste complessive e il trend sembra dimostrare che c’è un’accelerazione progressiva delle istanze. E’ un’ulteriore conferma del successo di Quota 100, provvedimento fortemente voluto dalla Lega per aiutare chi ha lavorato una vita ad andare in pensione e chi ha studiato con profitto ad avere conseguenti benefici pensionistici. Esprimo in proposito soddisfazione per aver a suo tempo presentato un odg, accolto dal governo, che andava in questa direzione”, ha dichiarato via social.

“Boom di riscatti agevolati della laurea: per il vice capogruppo della Lega alla Camera è un successo di quota cento che premia chi ha lavorato una vita. Peccato ometta di dire che tale riscatto NON è consentito a chi ha iniziato a lavorare prima del 1995, cioè proprio a coloro che veramente hanno lavorato una vita, e anche che tale riscatto non porterà alcuna domanda per quota cento ma, al limite, soltanto per ridurre i tempi di uscita per la pensione di vecchiaia”, ha commentato Mauro D’Achille, amministratore del gruppo “Lavoro e pensioni: Problemi e soluzioni”.

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