Inchiesta Covid, ultime news: tra gli indagati Conte e Speranza

A tre anni di distanza dallo scoppio della pandemia di Covid viene chiusa l'inchiesta per epidemia colposa. Tra gli indagati indagati Conte e Speranza.

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Dopo esattamente 3 anni dallo scoppio della pandemia di Covid viene chiusa l’inchiesta per epidemia colposa. Tra gli indagati indagati Conte e Speranza. Ci sono 19 indagati tra cui l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore della sanità lombardo Giulio Gallera. Il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la super visione del Procuratore Antonio Chiappani, hanno tirato le somme di una indagine, condotta per accertare le responsabilità di quella tragedia.

Scrive in una nota il Procuratore Chiappani, per l’inchiesta “sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti” informatici o cartacei “nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti”. Gli accertamenti hanno riguardato tre livelli, uno strettamente locale, uno regionale e il terzo nazionale con le audizioni a Roma di Conte, Speranza i veri tecnici e anche l’ex ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

Individuazione delle responsabilità!

Nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della Guardia di Finan ci sono i morti nelle Rsa della Val Seriana e il caso dell’ospedale di Alzano chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano e i mancati aggiornamento del piano pandemico, fermo al 2006, e l’applicazione di quello esistente anche se datato e che comunque, stando agli elementi raccolti, avrebbe potuto contenere la trasmissione del Covid. Riguardo alle omissioni, come ha sottolineato Crisanti nella sua consulenza in base a un modello matematico, se fosse stata istituita la zona rossa in Val Seriana, al 27 febbraio i morti sarebbero stati 4.148 in meno e al 3 marzo 2.659 in meno.

Speranza in una nota ha affermato di aver “sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto…sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell’esclusivo interesse del Paese“.

La commozione dei parenti delle vittime!

I parenti delle vittime hanno commentato: “Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni..per tre anni nessuno ci aveva ascoltato, mentre oggi vogliamo essere grati alla Procura di Bergamo….è ormai chiaro che non è stato uno tsunami improvviso e che qualcuno sarebbe dovuto intervenire”.

In merito all’inchiesta Covid, la Procura di Bergamo osserva che “andava attuato il piano pandemico”. E il procuratore Antonio Chiappani spiega: “Il nostro problema è stato sì quello del mancato aggiornamento del piano, e questo riguarda un lato ministeriale, ma anche la mancata attuazione di quegli accorgimenti preventivi già previsti nel piano antinfluenzale comunque risalente al 2006”.

 

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