Amnistia e carceri: un detenuto si è tolto la vita a Ivrea

Un detenuto si è tolto la vita ad Ivrea. Questo fatto ha scatenato la protesta degli altri detenuti a causa delle critiche condizioni di vita nel carcere.

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Un nuovo caso di suicidio è avvenuto nelle carceri italiane, stavolta ad Ivrea. Qui un detenuto di origine marocchina di soli 43 anni ha deciso di togliersi la vita impiccandosi all’alba di sabato scorso. Il detenuto si è servito di un lenzuolo, che ha legato alle sbarre della finestra della sua cella. Quando è stato rinvenuto il corpo del detenuto, non si è potuto far altro che constatare il decesso. Le cause che hanno portato il detenuto all’estremo gesto ancora non sono note, ma la polizia penitenziaria sta indagando sul caso.

Questo caso di suicidio ha causato una vera e propria rivolta dei detenuti. Dopo aver trascorso l’ora d’aria in cortile, una cinquantina di detenuti si sono rifiutati di rientrare in cella ed alcuni di loro sono saliti sul muro del cortile per protestare contro le precarie condizioni di vita in cui sono costretti a vivere. Il personale di polizia e amministrativo ha parlato con i detenuti che, soltanto dopo due ore di trattative, sono scesi dal muro. La protesta, però, non è stata sedata ed è continuata nelle celle, dove i detenuti hanno iniziato a sbattere un pentolino in metallo contro le sbarre.

Detenuto suicida a Ivrea, il commento di Leo Beneduci.

A commentare la situazione è Leo Beneduci, il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp. “Per chi non lo avesse ancora compreso- la situazione nelle carceri italiane comincia a farsi esplosiva”. Beneduci ha fatto l’esempio, oltre che della rivolta avvenuta ad Ivrea, alla inaudita situazione che si è verificata nei giorni scorsi nel carcere avellinese di Ariano Irpino, dove i detenuti sono arrivati addirittura a sequestrare un ispettore di polizia penitenziaria.

Beneduci sottolinea come sia “Sempre più urgente è la necessità che la nuova autorità politica della giustizia dia concreti segnali di innovazione nella gestione carceri e nell’organizzazione della polizia penitenziaria in quanto sarebbe la peggiore delle situazioni ritenere che sommosse, suicidi, aggressioni nei confronti degli agenti costituisca la regola del normale andamento della situazione penitenziaria italiana”.

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