Viktor Orbán ha stravinto le elezioni legislative in Ungheria. Le proiezioni assegnano al suo partito, Fidesz, 133 seggi su 199. Il capo carismatico sovranista ungherese dovrebbe contare dunque sulla maggioranza dei due terzi, avendo raggiunto il 48,9% dei voti. Tradotto in seggi, è non solo la maggioranza assoluta, ma anche anche la maggioranza di due terzi necessaria per continuare a sviluppare il suo progetto di “democrazia illiberale” che si ispira apertamente ai modelli russo e turco di Putin ed Erdogan.
I consensi limitati di centrodestra e socialisti-verdi.
Conquistano consensi, con il 20 per cento, i suoi rivali di Jobbik, partito trasformatosi da ultradestra xenofoba e antisemita in centrodestra liberale e presentabile. I socialisti dell’ex partito comunista sono all’11,85 per cento che arriva al dodici per cento sommando gli alleati verdi. Difficilmente i voti dall’estero, cioè gli ungheresi che vivono a Berlino, Londra o Parigi, o i membri delle minoranze ungheresi in Slovacchia, Romania, Serbia e Ucraina potranno cambiare in modo significativo i risultati.
Un politica antieuropeista sostenuta con i fondi europei!
Orbán dunque ha conquistato il suo terzo mandato consecutivo. Infatti è al potere dalla vittoria elettorale dell’aprile 2011 – riconfermata nell’aprile 2014 – e potrà continuare nella sua dura politica di no all’immigrazione e ai presunti diktat dell’Unione Europea da cui pure Budapest riceve ingenti aiuti coi fondi di coesione. Il successo del leader magiaro è importante per i sovranisti e i populisti di tutta Europa.
I “complotti” del tycoon ebreo americano.
Gli avversari lo avevano messo sotto accusa per casi di corruzione, di controllo di istituzioni e media, di malversazione del trenta per cento degli aiuti europei, di amicizia con Putin incompatibile con le strategie della UE e della Nato, di connivenza con gli oligarchi. Ma ha avuto buon gioco la sua campagna concentrata sul no ai migranti e sull’accusa – corroborata da nomi e cognomi – a tutti gli oppositori di essere agenti stranieri al servizio della presunta congiura del miliardario americano Soros, di origini ebree ungheresi. Lo stesso schema usato da Erdogan contro i suoi oppositori!