L’Irlanda si prepara a dare una svolta alla legge sul divieto d’aborto. La Commissione diritti umani dell’Onu ha definito le leggi irlandesi sull’aborto “crudeli, disumane e degradanti”. Tutto nasce nel 1983 quando fu introdotto con il 63% delle preferenze, espresse, mediante un referendum, l’ottavo emendamento della Costituzione che equipara i diritti del feto a quelli della madre. Ciò di fatto rende l’interruzione volontaria di gravidanza un omicidio, punibile per legge. Le donne che abortiscono rischiano fino a 14 anni di carcere. Dal 2013 la normativa è stata alleggerita, introducendo la possibilità di abortire, limitandola al caso in cui la vita della madre sia in pericolo. Nel tempo l’opinione pubblica ha cambiata opinione sull’argomento. Gli irlandesi si sono recentemente pronunciati mediante serie di sondaggi sul tema e la maggioranza, con una percentuale che oscilla tra il 50% e il 60%, è a favore della modifica della Costituzione in merito.
L’Irlanda si prepara al referendum sull’aborto.
Il premier Leo Varadkar dopo una riunione di governo, preso atto della volontà dei cittadini, ha annunciato che si terrà un referendum alla fine di maggio per decidere se abrogare l’ottavo emendamento della Costituzione. Varadkar, ha affermato che farà campagna elettorale a favore della riforma. Oltre che l’esito dei sondaggi, a spingere il Premier a prendere questa decisione è stato l’alto numero di donne che sceglie di ricorrere all’aborto recandosi all’estero, perlopiù in Inghilterra. Secondo i dati forniti dal ministero della Salute britannico sono state 165.438 tra il 1980 e il 2015, 3265 nel 2016, le donne irlandesi che hanno abortito in Inghilterra e in Galles. L’interruzione volontaria di gravidanza eseguita all’estero, per la legge irlandese non è punibile. Una contraddizione che potrebbe trovare la sua soluzione nell’esito del referendum.